20,21 – Il libro (e il “quadro”) fatti con Instagram

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LIBRI – Giosuè Cremonesi: dalla scrittura, alla pittura, all’interazione umana. “Cosa succede quando si crea online?”

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Se siete lettori di qualche giornale, sarà capitato anche a voi di notare quanto si sia diffusa nell’informazione l’ attenzione verso la produzione libraria (romanzi, racconti, saggistica, biografie, poesie), impensabile quando nelle redazioni era ancora operosa la “veneranda critica letteraria”, oggi considerata sorpassata e inadatta alle strategie di “focalizzazione” dei prodotti libri. I nomi che si leggono sono in buona parte di esordenti, che mettono in gioco l’esperienza del narrare e del pubblicare e di tirocinanti con qualche familiarità con lo scrivere e con il consumo di libri. Un quadro, insomma, che esigerebbe riflessioni più ampie di un articoletto sia sugli orientamenti narratologici che sulle nuove “pratiche culturali” spostatesi marcatamente rispetto una ventina di anni fa.

Con l’offerta di sempre nuovi titoli è evidente che cerchino di farsi strada nuovi scrittori e che gusti e consumi. E’ una regola di mercato.

Oggi l’imperativo sembra essere univoco: importante è farsi conoscere. Se non ti conoscono sei nessuno. Le capacità vanno messe a frutto. Alcuni scrittori ce mettono tutta affidandosi alla comunicazione, alla pubblicità, all’ informazione, alla promotion. Sbaglieremmo pensare che la prosa sia solo l’originalità di pochi che sanno scrivere. Un libro può essere prodotto per molte ragioni: per la voglia di scrivere, di cercare evidenza, di comunicare, di dare sfogo al fabulare, di mettersi in gioco con un mestiere nuovo. In questo caso catturare attenzione è d’obbligo. In un mondo alluvionato da informazioni irrilevanti, far conoscere la propria attività è importante. Può essere dì aiuto il libro recente di Giò Cremonesi “20,21 Venti Vetuno” editato da K3 Hack For Business, un testo diverso dai tanti che girano nel mondo di Internet e dei Social. In 52 pagine mette insieme le esperienza di scrittore di Cremonesi nutrite da una raccolta di didascalie testuali associate ai “post” del social network Instagram. N libro dietro il quale sta anche l’idea di sviluppare una tela pittorica digitale attraverso 180 immagini (15 ogni mese) realizzate come “collage” con brevi testi, citazioni, aforismi, freddure senza contesto. Sotto sotto, una operazione creativa che fa mettere il naso nella progressiva estensione di ciò che racconta.

 

“20,21 Venti, Ventuno è diffuso da Amazon (€ 9,36, pagg.52, cat.Arte concettuale, classifica Bestseller), oltrepassa il campo della tradizionale narrazione letterariamente intesa e introduce in una dimensione multidisciplinare, in un dialogo produttivo, che esplora territori eccedenti l’immanenza testuale, attraverso il rapporto con Internet e i Social Network definibili con generica approssimazione ‘tematici’: comunicazione digitale, creatività, struttura, competenze,, marketing ecc…

Negli ultimi decenni anche le ricerche teoriche hanno cercato di legittimare pratiche critiche alternative rispetto alle visioni monologiche del passato, incentrate esclusivamente sul testo nella sua costituzione linguistico-stilistica e sulla rimozione degli aspetti extratestuali e extraletterari Il lavoro di Cremonesi contribuisce a leggere la trasformante esperienza nell’uso dei social, attraverso un ampliamento di orizzonti pratici.

In sintesi insegna a non utilizzarli in maniera impropria, sbagliata. Le indicazioni sono rivolte ad aziende ma appaiono adattabili anche al mondo dei libri. In vena di confessioni una scrittrice si lasciò andare una volta a una provocazione dichiarando che il romanzo era “cannibale”. Intendeva dire che il romanziere prendeva pezzi di realtà rimasti fuori dai confini letterari e li faceva propri.

Cosa avrebbe detto oggi che i libri si nutrono su Internet e sui Social e il linguaggio narrativo avviene online, dove gli scrittori spesso lustrano i propri scheletrini di autofiction?.

In “20,21 Venti, Ventuno” libri e scrittori non sono menzionati, ma si capisce che pur parlando d’altro, nelle “chiacchiere” dei trasgressivi e concettualizzati esperti di Ground Zero macina materia utile per qualche loro conclusione . Non parametri lunghi, magari solo un twist, cìoè un impasto non effimero, ineludibile.

Nella sua parte visiva, il progetto  iniziale ha trovato uno sviluppo creativo. il pittore-scrittore di Casale sta valutando di renderlo materico con una “soluzione a rullo”, stampato su tela, con una base di 60 cm che diventerebbe alto 10 metri. L’idea  è che il fruitore lo veda “a porzioni”, attraverso una  interazione umana attraverso la scambievolezza del movimento verso l’alto e il basso, fornendo una informazione progressiva e i da indurrlo a una posizione articolata e presisa rispetto ai propri schemi di riferimento.

Aldo Caserini (Forme 70′)

 

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